L’impegno della Fondazione Annamaria Catalano sempre a sostegno dell’attività scientifica
La Fondazione è orgogliosa di aver aderito, fin dagli esordi dell’iniziativa, a fornire un sostegno finanziario alle attività del Dipartimento DAFNE dell’Università degli Studi della Tuscia, nel lungo processo di accreditamento scientifico e culturale che oggi ha, finalmente, raggiunto il suo principale obiettivo: il riconoscimento delle Faggete vetuste d’Europa, e in buona parte italiane, come Patrimonio Mondiale dell’Umanità.
Dopo un intenso e alacre impegno, non solo scientifico, dei professori Gianluca Piovesan ed Alfredo Di Filippo, l’iniziativa ha ottenuto il riconoscimento per cui era nata.
Il Dipartimento DAFNE dell’Università della Tuscia ha curato gli aspetti scientifici dalla selezione dei siti nei numerosi incontri internazionali, uno dei quali organizzato nel giugno del 2012 (scarica la brochure), con il contributo finanziario della Fondazione Anna Maria catalano, proprio in Italia tra le faggete della Tuscia e della Marsica (http://whc.unesco.org/en/news/906/), e alla redazione del dossier di candidatura. In particolare Alfredo Di Filippo, Gianluca Piovesan e Bartolomeo Schirone, docenti di Scienze della Montagna, hanno da sempre creduto nell’importanza di preservare gli ultimi lembi di foresta antica rimasti in Europa – molto meno dell’1% del nostro patrimonio forestale – e per questo hanno speso in questo processo tutta la loro esperienza pluriennale di ricercatori impegnati nello studio e tutela dei boschi e degli alberi vetusti.
Le faggete tra biodiversità, ricerca e valorizzazione.
Il Prof. Piovesan, docente di ecologia forestale e selvicoltura, sottolinea come questo riconoscimento potrà contribuire alla sfida in corso nel rilancio delle aree interne e, in particolare, delle montagne del Bel Paese. Riconoscere, studiare e tutelare i lembi più integri del nostro paesaggio forestale rappresenta la vera chiave di volta per valorizzare il Capitale Naturale. Infatti, queste foreste non solo garantiscono la conservazione della biodiversità ed esprimono i servizi ecologici ai massimi livelli, ma rappresentano un punto di richiamo dal carattere mondiale poiché in Italia Cultura e Natura entrano in stretto contatto e si fondono in modo armonico. Così nella Tuscia le faggete vetuste incontrano gli Etruschi, nel Gargano i Longobardi, nel Casentino gli eremi medievali e nel Pollino e nella Marsica i paesaggi della pastorizia. Un cammino nel tempo unico, da valorizzare anche in termini turistici attraverso il modello dell’ economia circolare.
Il Prof. Di Filippo, docente di Botanica ed Ecologia Vegetale, rimarca l’unicità del riconoscimento attribuito alle 10 foreste italiane: per la prima volta il nostro Paese viene premiato per un ecosistema dall’eccezionale valore biologico ed ecologico (Criterio IX). La conservazione, lo studio ed il monitoraggio scientifico delle faggete iscritte saranno fondamentali per garantire alle future generazioni il godimento di questi santuari della biodiversità. A fianco dei siti iscritti al Patrimonio dell’Umanità, sarà sviluppata una più ampia rete di faggete vetuste satelliti distribuite in tutto l’areale della specie. Il loro studio consentirà di comprendere i processi biologici ed ecologici che caratterizzano l’avanzamento della naturalità nelle foreste una volta utilizzate per produrre legname, permettendo così di comprendere le alterazioni ai processi ecosistemici apportate con la selvicoltura. Allo stesso tempo la rete delle faggete vetuste, grazie ad una distribuzione che abbraccia tutto il continente europeo, permetterà di comprendere come gli ecosistemi naturali stanno rispondendo ai cambiamenti globali.
Le faggete italiane sui media
L’eco mediatica suscitata dal riconoscimento è eloquente, per cui si rimanda ad essa per comprendere l’importanza del riconoscimento UNESCO.